mercoledì 25 febbraio 2015

BASTA ALLE LEGGI CONTRO LA BLASFEMIA CAMPAGNA PER L’ABOLIZIONE DELLE LEGGI CONTRO LA BLASFEMIA NEL MONDO

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BASTA ALLE LEGGI CONTRO LA BLASFEMIA
CAMPAGNA PER L’ABOLIZIONE DELLE LEGGI CONTRO LA BLASFEMIA NEL MONDO
La Relazione sulla Libertà di Pensiero è una indagine annuale sulla discriminazione e la persecuzione contro le persone non-religiose in tutti i paesi del mondo. L’ultima relazione è disponibile in inglese e si può scaricare gratis
La prima relazione fu pubblicata il 10 dicembre 2012, Giornata Internazionale dei Diritti Umani. Nella prefazione, Heiner Bielefeldt, Relatore Speciale delle Nazioni Unite sulla Libertà Religiosa o di Pensiero, dice:
“Come diritto umano universale, la libertà di religione o pensiero ha una vasta applicazione. Purtroppo sembra esserci scarsa consapevolezza del fatto che questo diritto offre anche un quadro normativo di riferimento per gli atei, gli umanisti e i liberi pensatori e per le loro convinzioni, pratiche e organizzazioni. Sono comunque contento che per la prima volta la comunità Umanista abbia prodotto una indagine globale sulla discriminazione contro gli atei. Spero che chiunque ha a cuore la libertà di religione o di pensiero presti una attenta considerazione a questo studio.”

Per la relazione del 2013 abbiamo chiesto di svolgere l’introduzione a due vittime di persecuzioni anti-atee. Anche i casi di Kacem El Ghazzali e di Alber Saber, uno marocchino e l’altro egiziano, sono descritti nella relazione. Essi scrissero:
“Malgrado i trattati e le convenzioni internazionali, molti stati discriminano in modi sottili ma rilevanti. E questo ha un impatto globale. Le leggi contro l’insulto” alla religione in nazioni relativamente sicure, relativamente laiche, per esempio, non sono solo simili alle più crudeli leggi sulla blasfemia vigenti nel mondo ma contribuiscono a sostenere la norma globale per cui il pensiero è controllato e punito.
Diamo il benvenuto a questa relazione. Il mondo non può risolvere questi problemi finché non vengono completamente sviscerati.”
Nel 2014, nella loro prefazione, Gulalai Ismail e Agnes Ojera, che operano in Pakistan e Uganda per la promozione dei diritti umani, scrissero:
“I diritti dei non-religiosi e i diritti delle minoranze religiose e di quelle dissidenti (dalle chiese costituite), sono il riferimento per la libertà di pensiero e di espressione in senso ampio. La discriminazione e la persecuzione contro i non-religiosi in particolare è molto spesso vincolata alla repressione politica, alla paura per i valori progressisti o alla oppressione in nome della religione. Gli umanisti e i laici sono spesso tra i primi a fare domande e a far scattare l’allarme quando i diritti umani vengono infranti, quando si abusa della religione o quando la religione -perfino con le migliori intenzioni- diventa parte del problema. Zittite i non-religiosi ed avrete zittito una delle voci principali di un coinvolgimento responsabile nei problemi sociali.”
ABOLIAMO TUTTE LE LEGGI SULLA BLASFEMIA IN TUTTO IL MONDO
Una nuova campagna internazionale è iniziata il 30 gennaio 2015, con lo scopo di abolire le “leggi sulla blasfemia” in tutto il mondo.
La campagna per l’Abolizione delle Leggi sulla Blasfemia è considerata la prima campagna che ha come unico obiettivo l’argomento delle leggi contro la “blasfemia” che includono il “mettere in ridicolo” e “insultare” la religione o “urtare i sentimenti religiosi”.
La coalizione che sostiene la campagna, guidata dalla Unione Internazionale Umanista ed Etica (IHEU ) e dalla Federazione Umanista Europea (EHF)
rappresenta globalmente circa 200 organizzazioni Umaniste e laiche ed è aperta a tutti i gruppi che si oppongono alle leggi sulla “blasfemia”, comprese le comunità religiose e laiche, i gruppi per i diritti umani e tutti i difensori della libertà di espressione.
Sonia Eggerickx, Presidente della IHEU, ha detto:                              
“In seguito agli omicidi di Charlie Hebdo ci sono state nuove richieste per abolire le leggi sulla ‘blasfemia’ e quelle collegate in quasi tutti i paesi nei quali ancora sono vigenti. Le nostre organizzazioni hanno lavorato molti anni per proteggere questo importante diritto a discutere, criticare e perfino mettere in ridicolo la religione. Dato questo nuovo impulso a sfidare queste leggi anacronistiche, crediamo di poter lavorare insieme oltre i confini nazionali per sostenere le istanze locali per l’abrogazione di tutte queste leggi.”
“L’idea che sia sbagliato fare satira sulla religione porta alla falsa legittimazione di coloro che uccidono sulla base del fatto di essere stati offesi. L’idea che sia un tabu discutere o criticare le autorità religiose è una della ragioni per cui gli abusi sessuali nella Chiesa cattolica durano da così tanto tempo. L’idea che “insultare” la religione sia un crimine è la causa del fatto che umanisti come Asif Mohiuddin siano imprigionati in Bangladesh, che laici come Raif Badawi siano frustati in Arabia Saudita, che atei e minoranze religiose siano perseguitate i luoghi come Afganistan, Egitto, Pakistan, Iran, Sudan, e la lista è ancora lunga!”
Pierre Galand, Presidente della EHF, spiega:
“La nostra campagna non ha come obiettivo le leggi contro l’incitamento all’odio, che sono legittime. Ciò che ci preoccupa sono le leggi che restringono la libertà di espressione sulla religione. Come primo passo vogliamo ottenere l’abrogazione delle leggi vigenti in Europa contro la blasfemia e l’insulto religioso. C’è in atto un evidente sistema di due pesi e due misure, dato che l’Europa ha preso una posizione chiara contro le leggi sulla blasfemia nel mondo. Ora deve incoraggiare i Paesi Membri ad abolire le leggi sulla blasfemia ancora vigenti, come raccomandato dal Consiglio d’Europa.”
La campagna chiede agli organismi transazionali e ai leaders mondiali di guardare alle leggi sulla “blasfemia” come guarderebbero ad una legge sulla restrizione della libertà di stampa: cioè come restrizione della libertà di espressione e come indicatore di danno sociale.
Nello stesso momento voci ufficiali in Arabia Saudita hanno reagito in modo opposto ai fatti di Charlie Hebdo, chiedendo una risoluzione delle Nazioni Unite sul “disprezzo della religione” che, da quel che si dice, l’ONU ha accettato di discutere. Sul sito web della campagna per l’Abolizione delle Leggi sulla Blasfemia c’è una breve replica: “Prima la OIC e i suoi stati membri hanno spinto per un divieto internazionale della blasfemia, poi della diffamazione della religione e ora del disprezzo della religione. Tutto ciò significa una sola cosa e cioè che essi non vogliono sentire la gente che pone domande, critica o si beffa della religione. Ma il divieto proposto dalla OIC del “disprezzo della religione” non può attuarsi senza compromettere in modo fondamentale la libertà di espressione, e questa è la ragione per cui dobbiamo opporci alle restrizioni della critica alla religione, ed è anche la ragione per cui nel tempo tutti gli stati liberi e democratici aboliranno le loro leggi sulla blasfemia.”
Nella Unione Europea, Cipro, Repubblica Ceca, Danimarca, Spagna, Francia (in Alsazia e nella Mosella), Finlandia, Germania, Grecia, Italia, Lituania, Polonia, Portogallo e Slovacchia hanno ancora leggi relative alla blasfemia o al reato simile dell’‘insulto religioso’.
Queste non sono semplicemente leggi vecchie e inoffensive: possono produrre veri e propri attacchi all’odierno diritto alla libertà di parola e di espressione, come dimostrato dai molti casi riportati sul sito della campagna http://end-blasphemy-laws.org/
Fuori dall’Europa le leggi sulla blasfemia possono portare alla carcerazione, alla tortura e alla morte, come hanno dimostrato i casi recenti di Cheilkh Ould M’KKheitir in Mauritania e di Raif Badawi in Arabia.
La Campagna per l’Abrogazione delle Leggi sulla Blasfemia è condotta dalla Coalizione Internazionale Contro le Leggi sulla Blasfemia, e riunisce singoli individui (come te!) e organizzazioni che condividono lo stesso obiettivo: fare campagna per abolire nel mondo intero le leggi sulla “blasfemia” e quelle collegate.
COSA VOGLIAMO OTTENERE
La Campagna per l’Abrogazione delle Leggi sulla Blasfemia vuole ottenere la totale abrogazione di tutte le leggi che criminalizzano:
-“blasfemia”
-“insulto alla religione”
-“offesa al sentimento religioso”
-o che restringano in modo simile la discussione, la critica, il mettere in ridicolo la religione o i concetti religiosi.
Perché lo vogliamo
Tutte le leggi che criminalizzano la discussione critica o l’“insulto” alla religione:
-violano per loro natura il diritto umano alla libertà di pensiero e di espressione e vanno contro i trattati internazionali su questi diritti
-sono spesso utilizzate per reprimere e punire persone che criticano le idee religiose, proteggendo così dalle critiche le pratiche, le istituzioni e le autorità religiose
-sono spesso utilizzate per reprimere e punire persone che sostengono la laicità, le idee liberali, i valori umanisti e i diritti umani in generale
-sono spesso utilizzate per impedire alle persone di esercitare le loro proprie e specifiche libertà religiose: il diritto a praticare, predicare o pregare senza che questo ostacoli i diritti umani altrui
-sono spesso utilizzate per zittire, emarginare o perseguire le minoranze religiose e le persone non-religiose, anche quando non hanno “insultato” nessuno, solo perché sono diverse dal resto della società
Come si ottiene l’abrogazione delle leggi sulla “blasfemia”?
L’abrogazione di tutte le leggi sulla blasfemia può sembrare una sfida impossibile o quanto meno multi-generazionale! Ma il mondo ha fatto grandi progressi su molte questioni sociali nei recenti anni e decenni e c’è qualche ragione per essere ottimisti, e poi nessun diritto umano o libertà sono stati conquistati senza sforzo! Dunque come iniziare?
I NOSTRI OBIETTIVI STRATEGICI
Fuori la blasfemia dell’Europa e dagli stati “occidentali”: noi vogliamo vedere abrogate le leggi ancora vigenti contro la blasfemia e l’insulto religioso in Europa, Canada, e Nuova Zelanda. Malgrado il chiaro consenso internazionale sui diritti umani contro le leggi sulla blasfemia, c’è in atto un evidente sistema dei due pesi e due misure quando, per esempio, l’Unione Europea ha preso una posizione chiara contro le leggi internazionali sulla blasfemia ma alcuni dei suoi Paesi Membri mantengono ancora una legislazione contro la “blasfemia”. Questa deve essere abolita, e sebbene non ci sia una ragione di principio per cui gli stati occidentali debbano abolirla per primi c’è un chiaro percorso storico strategico, e abolendo la “blasfemia” in Europa e in “occidente” la promozione del consenso internazionale sui diritti umani contro le leggi sulla “blasfemia” sarà più facilmente raggiungibile.
Difendere e promuovere il consenso internazionale sui diritti umani contro le leggi sulla “blasfemia”: vogliamo implementare nell’opinione pubblica e tra gli stessi legislatori la conoscenza dei vigenti trattati internazionali sui diritti umani e degli altri strumenti simili. Chiediamo agli enti internazionali e ai leaders mondiali di guardare alla “blasfemia” come guarderebbero ad una legge sulla restrizione della libertà di stampa: cioè come una chiara restrizione della libertà di espressione e come indicatore di un più ampio danno sociale.
Un supporto mutuo e un forte network internazionale: vogliamo vedere tutti i sostenitori della libertà di espressione contro le leggi sulla “blasfemia” del mondo collegati in un unico network, sostenendosi uno con l’altro e comprendendo laici, religiosi e gruppi sui diritti umani, avvocati specializzati sui diritti umani e legislatori progressisti. Una parte della difficoltà di opporsi alle leggi sulla “blasfemia” è che proprio dove le restrizioni sono più severe i sostenitori della libertà di espressione affrontano i più grandi rischi ad esporsi. In Pakistan le istanze per l’abrogazione delle leggi sulla “blasfemia” sono state dichiarate “blasfeme”. In Arabia Saudita si può essere incarcerati e frustati se si scrive sulle ingiuste istituzioni religiose. In Mauritania criticare la giustificazione religiosa che difende la moderna schiavitù ha procurato al blogger in questione una condanna a morte. Quelli di noi che risiedono nelle parti del mondo più colpite da tutto ciò hanno  bisogno del massimo supporto. Come coalizione dobbiamo fare in modo che tutti i nostri contatti ed i nostri membri si connettano per supportare i gruppi e gli individui in tutto il mondo.
COME OPERIAMO PER RAGGIUNGERE I NOSTRI OBIETTIVI STRATEGICI
-Contattare nuovi partners, nelle comunità religiose e laiche, nei gruppi per i diritti umani e tutti coloro che difendono la libertà di espressione, in qualunque parte del mondo.
-Portare a conoscenza dell’opinione pubblica l’obiettivo, il peso e, in molti paesi, la estrema durezza delle leggi sulla “blasfemia”; coinvolgere i media, coordinare campagne mediatiche sociali e sostenere i gruppi nazionali nel portare avanti una pressione basandosi sulle esperienze dei nostri partners.
-Produrre ricerche, risorse e supporto per le campagne, per gli attivisti e per i legislatori sulla questione, per esempio sul fatto che la blasfemia è in contrasto con le obbligazioni internazionali sui diritti umani.
-Formare le Ong nazionali e gli attivisti individuali, compresi i gruppi per i diritti umani e i sostenitori della libertà di espressione, e i gruppi religiosi e laici, perché premano per una abrogazione  locale.
-Difendere la libertà di espressione nei tribunali internazionali; sostenere il principio che nessuna idea o credenza deve essere protetta dalla critica o esclusa dalla satira dovunque i nostri partners abbiano una rappresentanza, compreso il Consiglio per i Diritti Umani a Ginevra, l’ONU a New York, l’UNESCO, la Commissione Africana per i Diritti Umani e della Popolazione, il Consiglio d’Europa e il Parlamento Europeo.
COSA SI INTENDE CON LA DEFINIZIONE “LEGGE SULLA BLASFEMIA”?
Noi includiamo nella nostra campagna tutte le leggi che proibiscono la “blasfemia” o gli “opuscoli blasfemi”, o che sono di fatto leggi sulla Blasfemia; per esempio leggi che vietano l’”insulto alla religione”, o l’”offesa al sentimento religioso”, o la “presa in giro delle credenze religiose”, o un generale “disprezzo della religione”, e leggi simili. Non consideriamo come leggi sulla blasfemia di fatto quelle leggi che proibiscono puramente solo l’incitamento all’odio o alla violenza contro individui o gruppi identificati in base alla loro religione o al loro credo. Spesso i provvedimenti legali contro l’incitamento all’odio religioso sono collegati, o percepiti come collegati, ai provvedimenti che arrivano a proibire la “blasfemia” o più generalmente la critica alla religione, e il nostro lavoro in ogni nazione tiene in considerazione questo elemento.
IL CONSENSO INTERNAZIONALE SUI DIRITTI UMANI CONTRO LE LEGGI SULLA BLASFEMIA
Heiner Bielefeldt, Relatore Speciale dell'ONU sulla Libertà di Religione o di Pensiero:
“Gli stati dovrebbero cancellare le leggi sulla blasfemia che hanno tipicamente l'effetto di soffocare il dialogo aperto e la discussione pubblica, spesso colpendo particolarmente i membri delle minoranze religiose.”
“Gli stati dovrebbero cancellare tutte le leggi vigenti che puniscono l'apostasia, la blasfemia e il proselitismo, perché possono impedire alle persone appartenenti a gruppi minoritari di religione o di credo di godere pienamente della loro libertà di religione o di credo.”
In un documento collettivo  emanato durante la Conferenza di Revisione di Durban, a Ginevra nel 2009,  tre Relatori Speciali dell'ONU -rispettivamente quello per la libertà di religione o di pensiero, quello per il diritto alla libertà di opinione e di espressione e quello per le odierne forme di razzismo, discriminazione razziale, xenofobia e intolleranze collegate- hanno evidenziato che:
“(...) le difficoltà di determinare un significato oggettivo per la “diffamazione della religione” a livello internazionale fanno sì che sia facile abusare del concetto generale. A livello nazionale, le leggi locali sulla blasfemia si dimostrano controproducenti, dato che possono risultare in una censura di fatto di ogni critica intrareligiosa e interreligiosa. Molte di queste leggi offrono livelli diversi di tutela per le diverse religioni e spesso sono state applicate in maniera discriminatoria. Ci sono numerosi esempi di persecuzione di minoranze religiose o di dissidenti religiosi, ma anche di atei e di non-teisti, come risultato della legislazione sulle offese religiose o di una applicazione troppo zelante di leggi che sono assolutamente neutrali.”
Piano di Azione di Rabat sulla proibizione di sostenere l'odio nazionale, razziale o religioso, che costituisce incitamento alla discriminazione, alla ostilità o alla violenza:
“Spesso si suppone che la libertà di espressione e la libertà di religione o credo siano tra loro conflittuali o che possano anche essere contrapposte. Al contrario sono interdipendenti e si rafforzano mutuamente. La libertà di esercitare o meno la propria religione o credo non può esistere se la libertà di espressione non è rispettata, dato che la libera discussione pubblica dipende dal rispetto per la diversità delle convinzioni profonde che le persone hanno. Ugualmente, la libertà di espressione è essenziale per creare un ambiente nel quale possa svolgersi una discussione costruttiva sulle questioni religiose. Infatti il pensiero libero e critico nel dibattito pubblico porta a comprendere nel migliore dei modi se le interpretazioni religiose aderiscono o distorcono i valori originali che sostengono il credo religioso.
Ad un livello nazionale le leggi sulla blasfemia sono controproducenti, dato che possono portare ad una censura di fatto del dialogo, del dibattito ed anche della critica delle credenze interreligiose e intrareligiose, che possono essere costruttivi, salutari e necessari. Inoltre molte di queste leggi sulla blasfemia offrono livelli diversi di tutela per le diverse religioni ed è provato che sono state spesso applicate in maniera discriminatoria. Ci sono numerosi esempi di persecuzione di minoranze religiose o di dissidenti religiosi ma anche di atei e di non-teisti, come risultato della legislazione sulle offese religiose o di una applicazione troppo zelante di alcune leggi che utilizzano un linguaggio neutrale. Inoltre il diritto alla libertà di religione o di credo, come è contenuto in importanti standard legali internazionali, non include il diritto ad avere una religione o credenza che non possano essere criticate o messe in ridicolo.”
Commento generale n° 34 del Comitato per i Diritti Umani sulla Convenzione Internazionale sui diritti Civili e Politici:
“Le libertà di opinione e di espressione sono condizioni indispensabili per il pieno sviluppo della persona. Sono essenziali per ogni società … Gli apparati statali dovrebbero porre in essere misure efficaci per eliminare gli attacchi che hanno l'obiettivo di far tacere chi esercita il proprio diritto alla libertà di espressione.
… Qualunque restrizione alla libertà di espressione costituisce una seria limitazione dei diritti umani, e ciò non è compatibile con la Convenzione sulle limitazioni che devono essere rispettate dalle leggi tradizionali, religiose o da altre leggi simili.
… I divieti di mostrare mancanza di rispetto per la religione o per altri sistemi di credenze, che includono le leggi sulla blasfemia, sono incompatibili con la Convenzione [eccetto se strettamente limitati a eliminare l'incitamento alla “discriminazione, all'ostilità e alla violenza”]. … Non è nemmeno permesso utilizzare questi divieti per prevenire o punire la critica ai leaders religiosi o i commenti sulle dottrine religiose o sui precetti della fede.”
La Corte Europea per i Diritti Umani:
[La libertà di espressione costituisce] “uno dei fondamenti essenziali di una società democratica” … “questo concetto può essere esteso non solo alle 'informazioni' o alle 'idee' che sono viste con favore o considerate inoffensive o indifferenti, ma anche per quelle che offendono, scioccano o disturbano lo Stato o qualche settore della popolazione.”
Linee Guida Europee sulla Libertà di Religione o di Credo:
“La libertà di espressione si esplica sia attraverso le nuove tecnologie che attraverso i mezzi espressivi tradizionali”... [Invece che ricorrere alla violenza ed alla persecuzione...] “Le nuove forme dei media, così come le tecnologie sull'informazione e sulla comunicazione, offrono a coloro che si sentono offesi dalla critica o dal rigetto verso la loro religione o credenza gli strumenti per replicare istantaneamente”.
“In tutti i casi, la Unione Europea ricorderà, quando necessario, che il diritto alla libertà di religione o di credo, come è contenuto in importanti standard legali internazionali, non include il diritto ad avere una religione o credenza che non possano essere criticate o messe in ridicolo.”
Nel rapporto del 2008 sulla relazione tra libertà di espressione e libertà religiosa, la Commissione Europea per la Democrazia attraverso la legge (ente consiliare del Consiglio d'Europa sui problemi costituzionali, meglio noto come Commissione di Venezia) ha raccomandato:
“l'offesa o blasfemia dovrebbero essere abolite (come è già successo in molti Stati Europei) e non dovrebbero più essere reintrodotte”.
COSA C'E' DI SBAGLIATO NELLE LEGGI SULLA BLASFEMIA?
La Campagna per l'abolizione delle Leggi sulla Blasfemia ritiene sbagliate tali leggi sotto vari aspetti
-violano il diritto umano alla libertà di espressione
-proteggono le credenze, le pratiche, le istituzioni e i leaders religiosi, dalle critiche legittime e necessarie
-sono leggi intrinsecamente negative
-legittimano la violenza di massa, la sorveglianza e la persecuzione delle minoranze.
VIOLAZIONE DELLA LIBERTA' DI ESPRESSIONE
La libertà di espressione è un diritto fondamentale per le persone. E' inoltre vitale per le democrazie al fine di permettere la pluralità di opinioni. E' protetto da tutti i maggiori strumenti internazionali in difesa dei diritti umani [compreso l’Art. 19 della Dichiarazione Universale dei Diritti dell'Uomo (UDHR) e l’Art. 19 della Convenzione Internazionale sui Diritti Civili e Politici (ICCPR)]. La grande maggioranza delle nazioni hanno firmato queste convenzioni e c'è una forte richiesta, persino nei paesi che non le hanno firmate, per affermare che il diritto di parlare liberamente è un diritto morale di base che gli stati dovrebbero sostenere e tutelare.
Diversamente dalla libertà di pensiero, di coscienza, di religione o di credo (Art. 18 della UDHR e della ICCPR) che sono assoluti, la libertà di espressione può essere limitata all'interno della struttura internazionale dei diritti umani. Questi limiti variano da stato a stato ma, per esempio, a volte includono la calunnia e la diffamazione contro gli individui, l'incitamento all'odio, alla violenza o alla discriminazione contro una persona, un gruppo o una comunità. (Questi limiti devono rispettare dei parametri di stretta legalità e proporzionalità, dato che la libertà di espressione resta un diritto umano e la sua limitazione deve essere l'eccezione.) Per questa ragione, alcune leggi sulla “blasfemia” possono comprendere -o possono essere incluse in una legislazione che ponga- il divieto all'incitamento all'odio e alla violenza. Queste proibizioni contro l'incitamento all'odio e alla violenza non violano di per sé necessariamente il diritto alla libertà di espressione.
Comunque, per loro natura, le leggi contro la “blasfemia” e gli insulti alla religione vanno sempre oltre il divieto all'incitamento all'odio e alla violenza. Le leggi sulla “blasfemia” e sull'insulto religioso, in  pratica, proibiscono sempre, rendono problematica o congelano la libera espressione rispetto al porre domande, proporre critiche e all'espressione della satira o della messa in ridicolo della religione.
Queste modalità di espressione (le domande, la critica, la satira, il ridicolo) sono totalmente inerenti  all'ambito della libertà di espressione. Comunque le leggi sulla “blasfemia” e sull'“insulto alla religione”, che criminalizzano queste modalità di espressione, contrastano la libertà di espressione e violano la struttura internazionale dei diritti umani.
Mentre la libertà di pensiero e di credo, che include il credo religioso, deve essere tutelata, è ugualmente importante garantire un ambiente nel quale la discussione critica sulla religione possa essere sviluppata. Non c'è alcun diritto fondamentale che rischi di venire offeso nei sentimenti religiosi individuali. La religione di per sé non include alcun diritto. Le chiese e i gruppi religiosi dovrebbero essere aperti alle critiche, proprio come qualunque gruppo all'interno della società. Il progresso intellettuale e culturale si fonda sul libero scambio di idee. Evitare la critica di qualunque idea non reca alcun beneficio: gli permette solo di sopravvivere immutata senza adattarsi e svilupparsi.
PROTEZIONE DELLE RELIGIONI DAGLI INSULTI E DALLE CRITICHE
Per alcuni può essere desiderabile proteggere la religione dagli “insulti”. Dopo tutto l'insulto può considerarsi non necessario e offensivo per i seguaci di una religione. Comunque, nella pratica, proibire l'“insulto” significa proibire qualunque tipo di indagine e critica relativa alla religione; come si è visto molte volte in vari paesi nel mondo, è facile considerare “insulto” qualunque discussione critica sulla religione. Come esempio di alto profilo, Raif Badawi ha sostenuto riforme laiche tra autorità religiose e dello stato in Arabia Saudita; per questo è stato processato per aver “insultato l'Islam” e condannato a 10 anni di carcere, a 10 anni di divieto di viaggiare e a 1000 frustate.
Così la critica diventa “insulto”. Ma perché ad una critica di questo tipo dovrebbe essere garantita la libertà di parola? Per alcuni può sembrare desiderabile proteggere la religione da qualunque critica, per quanto educatamente pronunciata!
Vietare la critica non significa solo violare la libertà di espressione della critica, ma significa che la critica è trattenuta o impedita completamente nel caso di:
-credenze e pratiche religiose o credenze e pratiche che alcuni associano alla religione (per esempio il “matrimonio” tra bambini, la schiavitù, le mutilazioni genitali, la lapidazione e altre punizioni corporali che costituiscono tortura, la negazione della cittadinanza, il divieto di matrimoni “interreligiosi”, la persecuzione delle minoranze religiose o di credo, la discriminazione contro gli orientamenti sessuali minoritari e molte altre pratiche simili, a volte sono state tutte difese -o i loro esecutori hanno richiesto che non fossero investigate o l'esenzione dalla legislazione sui diritti umani- sulla base del fatto che sono pratiche 'religiose' o che sono basate su credenze 'religiose'.).
-istituzioni religiose (per esempio è ampiamente riconosciuto che il tabu contro il mettere in questione o criticare o minacciare la percezione pubblica o 'il bene più grande' della Chiesa Cattolica e altre istituzioni religiose, trattiene la gente dal denunciare gli abusi sessuali ed altri crimini).
-i leaders religiosi (come i preti, che in molti casi possono sfuggire alle accuse di abuso o corruzione, perché le persone appartenenti alla loro religione, o altri, sono incapaci di parlare contro di loro).
Proteggere la religione dalla critica non può essere considerato positivo per la società. La critica falsa può essere investigata e messa di fronte a legittime contro-argomentazioni, mentre la critica vera dovrebbe essere ascoltata al fine di correggere gli errori. In alcuni casi la critica aiuta i pensatori religiosi a migliorare la teologia. In altri casi significativi la critica è essenziale per fare luce sulle pratiche immorali o fuorilegge realizzate in nome della religione.
LEGGI INTRINSECAMENTE NEGATIVE
La violazione del diritto alla libertà di espressione è incompatibile con la legislazione internazionale sui diritti umani come lo è rispetto a molte leggi nazionali sui diritti umani. Inoltre le leggi sulla “blasfemia” e l'“insulto alla religione” soffrono intrinsecamente di inconsistenza e di soggettività nella loro applicabilità.
Una legge che vieti l'“insulto”, l'“offesa” alla religione o l'“offesa ai sentimenti” delle persone religiose, può essere essa stessa “insultante” o “offensiva” o “lesiva” per la religione o per le persone religiose se vieta loro di esprimere la loro visione religiosa perché altri considerano offensiva la loro religione.
Una legge contro la “blasfemia” dipende dallo standard scelto per definire cosa si può ritenere “blasfemo”, cosa che presuppone come standard di religione corretta e inviolabile quella contro cui è rivolta la blasfemia. Ma perfino quando gli Stati provano a fondare su un unico testo religioso le loro leggi sulla blasfemia, è estremamente chiaro che i diversi gruppi settari all'interno di una singola religione interpreteranno le principali scritture in una molteplicità di modi, con alcuni gruppi che decideranno che alcune dichiarazioni o rappresentazioni sono 'blasfeme' mentre altri non saranno d'accordo, o considereranno 'blasfemia' altri tipi di dichiarazioni o rappresentazioni.
Per alcuni musulmani può essere considerato “blasfemo” dire che Gesù di Nazareth è “il Figlio di Dio”, mentre per alcuni Cristiani può essere “blasfemo” dire che Gesù era solo un profeta o un normale essere umano. Molti studenti Islamici considerano blasfemia la deviazione rispetto alla loro setta (sia Sunniti che Sciiti), così come le sette Ahmadyya, che essi non riconoscono come “Islamiche”, ma che sono frequentemente trattate come “blasfeme” verso l'Islam.
In alcune giurisdizioni, come il Pakistan, è spesso sostenuto dai testimoni nei casi di “blasfemia” che  anche ripetere ciò che l'accusato è ritenuto responsabile di aver detto o fatto sarebbe di per sé “blasfemo” e che dunque essi sono esentati dal motivare le accuse. I giudici dunque a volte cancelleranno la deposizione di un supposto testimone alla blasfemia senza ascoltare nessun dettaglio relativo alle accuse.
Ugualmente coloro che chiedono di riformare o di annullare le leggi sulla blasfemia sono stati a volte accusati di “blasfemia” per aver messo in discussione le leggi sulla blasfemia.
La natura confusa e soggettiva delle leggi sulla “blasfemia” e sull'“insulto alla religione” fa di esse delle pessime leggi. Sono dunque fortemente soggette ad abusi poiché sono usate per definire una varietà di dichiarazioni come “blasfeme”, dall'attuale critica o satira sulla religione alla semplice affermazione di visioni religiose alternative, alla dichiarazione di ateismo; in certi casi, l’accusa è totalmente pretestuosa, basata su voci o prove inventate.
LEGITTIMAZIONE DELLA VIOLENZA DI MASSA, DELLA SORVEGLIANZA E DELLA PERSECUZIONE DELLE MINORANZE
Nelle nazioni che perseguono la “blasfemia” e l'“insulto alla religione” c'è una sproporzionata incidenza di:
-violenza intercomunale e di massa (per esempio: gli incendi periodici delle proprietà dei cristiani e l'assassinio di cristiani nelle mobilitazioni di musulmani in Pakistan, come l'incidente del 2009 che provocò 6 morti, che normalmente sono il seguito di voci inverosimili, pretestuose e infondate che affermano che qualcuno ha “profanato” il Corano)
-vigilanza contro singoli individui (per esempio: violenza contro bloggers laici bangladesi negli ultimi anni, che ha portato all'omicidio di Ahmed Rajib Haider e al tentato omicidio a colpi di machete di Asif Mohiuddin, entrambi nel periodo in cui gruppi Islamici chiedevano di perseguire “bloggers laici” supposti colpevoli di aver insultato per iscritto la religione e criticato i leaders religiosi)
-generale messa a tacere e persecuzione delle minoranze (per esempio: in alcuni stati Islamici i musulmani Ahmadiyya sono spesso considerati, contro la loro stessa identità, come non-musulmani colpevoli di “blasfemia” contro l'Islam, mentre al contrario i Bahai's sono considerati, contro la loro stessa identità, come potenziali musulmani colpevoli di “apostasia” dall'Islam perché seguono gli insegnamenti di Baha'i! Entrambi i gruppi sono ampiamente emarginati e perseguitati in Iran, Pakistan, Arabia Saudita, Egitto e molti altri stati, e la discriminazione contro di loro è legata alle accuse di blasfemia, apostasia o a quella di essere kafir (infedeli).
Criminalizzare l'“insulto” alla religione nel codice penale porta a legittimare la persecuzione sociale di singoli e gruppi che sono ritenuti colpevoli di “offendere” la sensibilità religiosa della maggioranza, a volte con le loro parole, con gli scritti, spesso solo con la loro presenza o sulla base di voci diffuse al fine di incitare alla violenza.
MORATORIA E LEGGI “LETTERA MORTA”
In alcune giurisdizioni, una certa legge contro la “blasfemia” o contro l'insulto alla religione può essere considerata legge “lettera morta”, cioè che non è più applicata ma resta nel codice. In alternativa può esserci una “moratoria” contro l'applicazione di questa legge, cioè un precedente formale o una accordo informale che si stipula per bloccare o fare da deterrente all'applicazione di questa legge.
La campagna per l'Abrogazione delle Leggi sulla Blasfemia riconosce che in questi casi alcune leggi possono essere considerate dal punto di vista pratico non vigenti o inapplicabili. Nondimeno anche queste leggi “lettera morta” destano preoccupazione, e vorremmo vederle abrogate. Ciò per molte ragioni:
-perfino una apparente legge “lettera morta” può essere riattivata; per esempio nelle settimane precedenti il lancio della campagna per  l'Abrogazione delle Leggi sulla Blasfemia (gennaio 2015), in Irlanda e  in Francia  ci sono state minacce di avviare cause attraverso le leggi sulla blasfemia in risposta alla pubblicazione di Charlie Hebdoin Mauritania, nel dicembre 2014, la legge -strettamente collegata- che prevede la pena di morte per l'apostasia è stata riattivata dopo molti anni di non applicazione
-perfino leggi inapplicate o apparentemente non vigenti possono dare legittimità a chi sostiene che c'è qualcosa di intrinsecamente sbagliato nella critica o nella satira sulla religione, o a chi chiede di dare vigenza e di utilizzare le leggi sulla “blasfemia” o di crearne di nuove
-leggi sulla blasfemia non vigenti, non applicate o poco severe in un paese, portano comunque a legittimarne di molto più severe e di più ampio utilizzo in altri paesi; per esempio la recente creazione di una legge sulla blasfemia in Irlanda (malgrado non ci siano state condanne in base a questa legge) è stata presa ad esempio per giustificare la legge analoga tuttora vigente in Indonesia (in seguito alla quale ci sono state condanne a lunghe pene detentive semplicemente per aver postato su facebook qualcosa sull'ateismo)
-alcune volte c'è il desiderio popolare, ma non la volontà politica, di abrogare definitivamente le leggi “lettera morta”; elencando e analizzando i paesi e le loro leggi sulla blasfemia, speriamo di contribuire alle  pressioni locali per abrogarle.
EUROPA
L'Europa è la terra della libertà di espressione?
La Corte Europea dei Diritti dell'Uomo ha insistito in molte occasioni sul fatto che la libertà di espressione costituisce “uno dei fondamenti essenziali di una società democratica”, e che “deve essere applicata non solo alle 'informazioni' o alle 'idee' che sono accolte favorevolmente o considerate inoffensive o indifferenti, ma anche a quelle che offendono, scioccano o disturbano lo Stato o qualunque settore della popolazione”.
Con la laicizzazione dell'Europa e l'impegno per la libertà di espressione, il reato di blasfemia è lentamente sparito dai codici penali nei paesi europei. Gli episodi di persone incarcerate per blasfemia o “insulto alla religione” sono normalmente associati con le teocrazie integraliste extraeuropee.
Eppure numerose nazioni europee -molte delle quali sono Stati Membri- condannano e penalizzano ancora la blasfemia o l'insulto religioso. Le leggi sulla blasfemia sono ancora vigenti in pochi Stati Membri (compresi Austria, Danimarca, Finlandia, Grecia, Italia, Irlanda) e l'“insulto religioso” o l'“offesa” al sentimento o ai dogmi religiosi costituiscono ancora un reato in un grande numero di Stati Membri (Cipro, Repubblica Ceca, Danimarca, Spagna, Finlandia, Germania, Grecia, Italia, Lituania, Olanda, Polonia, Portogallo, Slovacchia).
Anche se queste leggi vengono raramente applicate, possono portare comunque a multe e al carcere in alcuni paesi come Malta e Grecia. Oltrepassando i confini europei tradizionali, in Russia o Turchia, le sentenze diventano più aspre e più frequenti.
Anche le leggi sulla “blasfemia” applicate raramente costituiscono un deterrente per la libertà di espressione, e portano a legittimare dovunque leggi più dure e più ampiamente applicate. Anche se la maggioranza dei casi in Europa si concludono con l'assoluzione, la minaccia costante dell’accusa di blasfemia pendente sulle persone rappresenta una minaccia alla libertà di espressione in molti di quei paesi.
Campagna per la libertà di espressione in Europa.
La Federazione Umanista Europea (EHF), uno dei membri fondatori della campagna per l'Abrogazione delle Leggi sulla Blasfemia, è l'organizzazione laica e umanista in Europa e ha sempre lottato fortemente per la libertà di espressione. Le associazioni italiane aderenti alla EHF sono il Coordinamento Nazionale delle Consulte per la Laicità delle Istituzioni e l’UAAR. Come partner ufficiale europeo, la EHF ha incontri regolari con la Commissione Europea, il Parlamento Europeo e la presidenza di turno del Consiglio d'Europa. La EHF è stata coinvolta nella stesura della bozza delle Linee Guida Europee sulla Libertà di Religione e Credo del 2013, e si è assicurata che queste linee guida rispettino i diritti di credenti e non-credenti, garantendo il rispetto della libertà di espressione. L'argomento della libertà di espressione è stato pure portato all'attenzione delle presidenze lituana, italiana e greca nello scorso anno e mezzo.
La delegazione EHF al Consiglio d'Europa e alla OSCE ha sottolineato in molte occasioni che il diritto alla libertà di pensiero, di coscienza o di credo è un diritto garantito al popolo, non alle sue credenze. Le forme non-violente di contestazione contro il credo come le caricature o le proteste, devono essere permesse come legittime forme di espressione. Dunque la EHF ha chiesto agli Stati Membri di abrogare le leggi sulla blasfemia, come raccomandato dalla Commissione di Venezia del Consiglio d'Europa.
Paesi dell'area che hanno leggi vigenti contro la “blasfemia”, l'“insulto”, l'“offesa” alla religione e relative restrizioni alla libertà di espressione: Austria - Cipro – Danimarca – Finlandia – Francia – Germania – Grecia – Islanda – Irlanda - Italia – Liechtenstein – Malta – Montenegro – Polonia – Russia – Turchia.
ITALIA
Fu solo nel 1979 che la Corte Costituzionale sancì l'uguaglianza di diritti per i non-religiosi e solo nel 1987 la laicità (neutralità secolare rispetto alla religione) divenne un Principio Costituzionale (di nuovo grazie ad una sentenza della Corte Costituzionale). Rimangono comunque vigenti delle leggi distinte sulla “diffamazione della religione” e sulla “blasfemia”.
La diffamazione della religione è ancora un crimine secondo gli articoli 403 e 404 del codice penale (offesa verso una confessione religiosa attraverso la diffamazione di persone e di cose, rispettivamente).
Anche la blasfemia in quanto tale rimane una offesa amministrativa (art. 724); era un reato penale fino al 1999.
Nel 2009 Manlio Padovan, un membro della Unione degli Atei e degli Agnostici Razionalisti (UAAR), promosse una campagna su poster pubblicitari con lo slogan “La brutta notizia è che dio non esiste. La buona notizia è che non ne hai bisogno.” I poster furono rimossi dalla polizia al fine di “salvaguardare il sentimento religioso”. Il signor Padovan fu processato e poi assolto tre anni dopo dall'accusa di diffamazione della religione.
Lo stesso slogan fu rifiutato dalla agenzia di pubblicità IGPDecaux, quando lo stesso anno la UAAR chiese che fosse affisso sugli autobus di Genova, perché era “offensivo per i credenti delle grandi religioni monoteistiche”.
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Coordinamento Consulte

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