mercoledì 4 marzo 2015

ROTTAMIAMO L'ARTICOLO 33 DELLA COSTITUZIONE!

ROTTAMIAMO L'ARTICOLO 33
DELLA COSTITUZIONE!

Articolo da “Corriere.it” – 26 febbraio 2015
LA RIFORMA DELLA SCUOLA
Il governo apre alle scuole private
Sgravi fiscali per chi le sceglie
Il sottosegretario Toccafondi: detrazioni sulle rette. I timori dei ricorsi dei precari
ROMA - «Vorremmo dare la possibilità anche a due operai di scegliere se mandare il figlio in una scuola pubblica o in una paritaria». Come?
«Detraendo fiscalmente almeno parte della retta da pagare». C’è anche questo nella Buona scuola del governo di Matteo Renzi, la cui discussione in Consiglio dei ministri è slittata da domani al 3 marzo. E nell’ultima bozza al Miur spunta la possibilità di un aiuto per le famiglie con i figli negli istituti non statali. «La rivoluzione delle Buona scuola - spiega il sottosegretario all’Istruzione Gabriele Toccafondi - non è un semplice decreto, ma una riforma complessiva del sistema», e il sistema «da legge 62 del 2000 dell’allora ministro Luigi Berlinguer, è composto da scuole statali e paritarie private».
Parliamo di quasi 1 milione e mezzo di studenti, oltre 13 mila istituti e 100 mila tra insegnanti e personale amministrativo: tra questi ci sono almeno la metà di bambini delle scuole materne private .«Non si possono ignorare». Anche perché, in quanto paritarie e quindi riconosciute dallo Stato, «loro rispettano le stesse norme e regole della scuola statale». Ricevono ogni anno intorno ai 400-500 milioni di euro. «Ma lo studente della paritaria - fa i conti Toccafondi - costa circa 450 euro, contro i 6.800 di uno della statale».

Anche la ministra Stefania Giannini, da sempre paladina della «libertà di scelta educativa per le famiglie» ieri ha ribadito che «il sistema pubblico ha due pilastri, scuola statale e non statale, lo stabilisce la legge, ma mancano le misure che rendono completamente attuato questo processo».
I costi sono il punto dolente della questione. Il Miur pensa perciò a una detrazione parziale delle rette. Esultano la Compagnia delle Opere e l’Associazione dei genitori delle scuole cattoliche: «Si mette fine a una grave ingiustizia». Un po’ meno Sel che parla di «fatto grave da rigettare senza riserve». Ma nel Pd c’è chi, come Simonetta Rubinato e Simona Malpezzi, sostiene che «la libertà di insegnamento e scelta educativa debbano avere spazio» e che «la detrazione fiscale è un primo passo». Ma non tutte le paritarie sono uguali: il Miur pensa a controlli più severi per combattere i
cosiddetti diplomifici. Ora, dice Toccafondi, «l’ultima parola tocca a Renzi».
Non è l’unico nodo da sciogliere. Tutti i particolari sul piano di assunzioni restano da definire, a partire dai risvolti economici, al centro di un incontro tra tecnici dell’Istruzione e delle Finanze. La legge di Stabilità ha stanziato 1 miliardo, ma per specificare le ricadute che avrà l’assorbimento dei precari il Mef ha bisogno di numeri certi. Che ancora non ci sono. Dai 134 mila precari delle Graduatorie a esaurimento bisognerà eliminare 26 mila docenti che non hanno mai insegnato e 20 mila maestri di scuole dell’Infanzia. Cosa si farà con gli «esclusi»»? Il rischio di ricorsi a pioggia è massiccio. Si fa strada l’ipotesi di un maxi indennizzo e di coprire le cattedre scoperte con i precari di seconda fascia, facendoli entrare con supplenze almeno annuali, una sorta di contratto «ponte» per traghettarli fino al prossimo concorso. In quell’occasione, forti di un punteggio agevolato, potrebbero entrare nel mondo della scuola dal portone principale.
Valentina Santarpia
Claudia Voltattorni
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Articolo da “OrizzonteScuola.it” – 3 marzo 2015
Riforme. 4mila euro per le famiglie che scelgono le paritarie. Ci vogliono 3 miliardi
di redazione
E' tra gli articoli del decreto il bonus alle famiglie che sceglieranno per i propri figli le scuole non statali.
La somma che sarà chiesta dal Ministro Giannini e dal Sottosegretario Toccafondi al Primo Ministro è di 4mila euro a famiglia. Se la cifra viene moltiplicata per i 993mila studenti iscritti alle scuole paritarie tra infanzia, elementari, medie e superiori, il totale è di 3 miliardi di euro. I dati sugli iscritti alle paritarie sono state tratte dal servizio statistico del MIUR.
Appare chiaro che se venisse stanziata una cifra del genere per incentivare le famiglie a scegliere le scuole non statali, verrebbe da chiedersi perché questi soldi non possano essere spesi per gli stipendi dei docenti con una seria politica meritocratica.
C'è anche da evidenziare le difficoltà costituzionali e dell'articolo 33 in particolare. Inoltre, il modello preso in considerazione è quello della "Dote scuola" lombarda che è stata oggetto di contrasto giudiziario con una sentenza del Tar che ha stabilito che i genitori degli studenti delle scuole statali della regione Lombardia che hanno ricevuto la “Dote Scuola” nell’anno scolastico 2013-2014 hanno diritto a richiedere la differenza fra quanto da loro ricevuto e la somma che invece hanno percepito gli studenti delle scuole private. Insomma, se è vero che c'è "parità" essa è valida in entrambe le direzioni.
Vedremo cosa sarà deciso oggi in occasione del pre Consiglio dei Ministri, si parla già di mettere un tetto di qualche decina di milioni di euro da assegnare soltanto alle famiglie con basso reddito. Restano, comunque, i rilievi costituzionali e giuridici.
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Articolo da “ilGiornale.it” – 1 marzo 2015
"Le detrazioni per le paritarie vittoria di Fi"
Elena Centemero, responsabile Scuola degli azzurri: "Bene la proposta del governo"
Roma - Nella riforma della scuola potrebbe entrare anche una norma che prevede detrazioni fiscali per le rette scolastiche pagate dalle famiglie alle scuole paritarie . Onorevole Centemero la parità economica per le scuole non statali è una battaglia storica del centro destra e di Forza Italia che però fino ad ora non è riuscito a vincerla . Ritiene che il governo di Matteo Renzi arriverà ad abbattere il tabù sulle scuole private?
«L'educazione non deve essere un monopolio statale. Si tratta di un pregiudizio. Renzi dovrà combattere anche all'interno del Pd perché contro le paritarie oltre al Movimento Cinque Stelle e Sel sono schierati anche molti esponenti Pd».
Le detrazioni fiscali sono lo strumento giusto per riconoscere la libertà di scelta alle famiglie?
«Credo che il governo stia discutendo due opzioni. L'ipotesi della detrazione oppure la costituzione di un fondo dedicato alle paritarie ma la scelta giusta è la prima».
Perché?
«Prima di tutto perché l'entità del fondo sarebbe sempre incerta come già accade oggi ed ogni anno sarebbe soggetta a variazioni a seconda della disponibilità economica. Le scuole iniziano l'anno senza sapere su quanti soldi potranno contare. Noi abbiamo un sistema di istruzione pluralistico: ci sono le scuole statali, quelle gestite dagli enti locali e le non statali, ovvero le paritarie. Tutte fanno parte del sistema nazionale di istruzione. Le detrazioni fiscali rappresenterebbero finalmente l'applicazione concreta di un principio di vera uguaglianza per le scuole. Le famiglie possono detrarre le spese per l'attività sportiva dei figli o le spese per il veterinario ma non quelle per l'educazione, è assurdo».
Tutti i tentativi di abbattere questo tabù si sono infranti contro l' articolo 33 della Costituzione:
«Enti e privati hanno il diritto di istituire scuole ed istituti di educazione , senza oneri per lo Stato».
«Ma su questo punto il dibattito costituzionale non è univoco. Senza oneri aggiuntivi riguarda l'istituzione ma non il funzionamento degli istituti. Io poi chiedo di guardare pure all'articolo 30 che è precedente e nel quale i nostri padri e le nostre madri costituenti hanno scritto chiaramente che È dovere e diritto dei genitori mantenere, istruire ed educare i figli, anche se nati fuori del matrimonio . Dunque sono le famiglie e non lo Stato ad avere il diritto di scegliere l'istruzione che vogliono per i loro figli».
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Articolo da Repubblica - 2 marzo 2015
“Meno tasse per chi va alle paritarie”. 
È battaglia 
Su Avvenire appello a Renzi da quarantaquattro deputati della maggioranza: “Occasione irripetibile per una svolta epocale”  La norma inserita nel decreto messo a punto dalla Giannini. Ma servono quattrocento milioni. Domani il Consiglio dei ministri 
Corrado Zunino

Gli sgravi fiscali per le famiglie che pagano una retta agli istituti paritari sono previsti nel decreto “La buona scuola”, appena  licenziato dal ministero dell’Istruzione.  Il ministro Stefania Giannini nel fine settimana  ha inviato l’intero articolato a Palazzo  Chigi. Oggi il premier Matteo Renzi lo prenderà in esame e domani discuterà in Consiglio dei ministri, all’interno della corposa  riforma scolastica centrata sulle assunzioni  dei precari, del provvedimento più politico: gli sgravi a chi frequenta scuole non di Stato. Allo Stato costerebbero, s’ipotizza,400 milioni.
Decide Renzi, ecco, ma alla vigilia del Cdm un pezzo del centrosinistra (e un pezzo  consistente del Pd) chiede al premier di aiutare una quota del mondo scolastico – le paritarie – che oggi attraversa la sua crisi più profonda dal dopoguerra. Un pressing che già divide la maggioranza. Quarantaquattro  deputati, ieri, hanno pubblicato sul quotidiano cattolico Avvenire una lettera lunga due cartelle in cui chiedono l’approvazione  del provvedimento sugli sgravi: “La Buona scuola”, scrivono al premier, «rappresenta  il più importante tentativo di riforma  dall’epoca della riforma gentiliana» ed è quindi «un’occasione irripetibile per superarelo storico gap della scuola in tema di pluralismo e libertà di educazione». Dall’unità  nazionale in poi, si legge, «si è trasformata  una scuola a vocazione comunitaria in una scuola per ricchi e si sono costrette le famiglie  che optano per la scuola non statalea una doppia imposizione, quella della tassazione  generale e quella delle rette».
Nella lettera si ricorda che la paritaria in Italia è fatta di 13mila istituti e accoglie un milione e 300 mila alunni, che con 478 milioni  l’anno di finanziamento lo Stato risparmia  oltre 7 miliardi di potenziali spese. Citando Antonio Gramsci, don Milani a Maria  Montessori, si evidenzia come la scuola pubblica non statale sia «in lenta asfissia, una morte lenta», che numerosi istituti, «talora  storici», hanno chiuso mentre «le scuole  che resistono sono costrette ad aumentare  le rette». Quindi, «un sistema fondato sulla  detrazione fiscale, accompagnato dal buono scuola per gli incapienti, potrebbe essere un primo significativo passo verso una soluzione di tipo europeo».
Fra le 44 firme ci sono, ovviamente, i centristi  della maggioranza: cinque di Area popolare  tra cui Buttiglione e la Binetti, cinque del Centro democratico, uno di Scelta civica.  Trentadue i deputati del Pd, fra cui l’ex ministro Fioroni, il teorico del no profit Patriarca  e Simona Malpezzi, ex insegnante vicina agli attuali responsabili scuola del partito. Dice la Malpezzi: «Sono profondamente  laica e credo che tutti debbano essere  liberi di scegliere. Le paritarie quasi sempre  suppliscono ai posti non creati dallo Stato.  Non possiamo investire, come faremo,100 milioni nelle materne e poi non consentire  alle paritarie di fare la loro parte. Ho vissuto all’estero: in Francia la parità tra pubbliche e private è completa».
Il sottosegretario Gabriele Toccafondi, Ncd, ex Forza Italia, a Firenze sempre all’opposizione  di Renzi, nelle ultime settimane  ha lavorato agli sgravi fiscali, al buono  scuola per i redditi bassi e all’estensione del 5 per mille anche agli istituti privati. Tutto  questo, di concerto con il ministro Giannini.  La proposta di sgravio prevede una detrazione  del 19 per cento modulata sui redditi.  Dice Toccafondi: «Non aiutiamo le scuole  paritarie, a cui non diamo un euro in più, aiutiamo le famiglie che le frequentano. Non tutte oggi riescono a pagare la retta mensile, che alle materne e alle elementari viaggia tra i duecento e i quattrocento euro. La scuola è una sola: se cede la gamba delle paritarie cede anche quella delle statali, che certo non potrebbero sostenere un altro milione  di studenti. Il fondo per le paritarie nel 2015 resta a 478 milioni, già tagliato di ventidue  ».
L’Unione degli studenti scrive: «La lettera  dei 44 parlamentari è vergognosa, i fondi  alle paritarie private sono uno spreco e uno schiaffo a una scuola pubblica che sta vivendo  una situazione drammatica». 
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PER EVITARE LO SFORZO DI AGGIRARE  IL DETTATO DELLA COSTITUZIONE CHE VIETA FASTIDIOSAMENTE DI FINANZIARE LE SCUOLE PRIVATE,
SUGGERIAMO
AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO MATTEO RENZI
DI PROPORRE AL PARLAMENTO
LA MODIFICA DELL'ARTICOLO 33 DELLA COSTITUZIONE 

"ENTI E PRIVATI HANNO IL DIRITTO DI ISTITUIRE SCUOLE ED ISTITUTI DI EDUCAZIONE, SENZA ONERI PER LO STATO" 
NEL MODO SEGUENTE:
"LO STATO HA L'OBBLIGO DI FINANZIARE LE SCUOLE DEI PRETI"

#LAICITA' DELLO STATO STAI SERENA#

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