giovedì 6 marzo 2014

Unioni Civili: Nostra replica a Bergoglio


COMUNICATO STAMPA

L’ampia intervista di Ferruccio De Bortoli a Papa Francesco sul “Corriere della Sera” del 5/03/2014 tocca temi interessanti, che hanno connotato questo primo anno di pontificato. Lo spazio che il principale quotidiano italiano dedica alle vicende della Chiesa cattolica è enorme, senza che a questo venga giustapposta una proporzionata quota di attenzione alle voci laiche, aconfessionali o ai diversi culti minoritari presenti nel nostro Paese. Inoltre la titolazione, il tono enfatico di molti articoli, pare accreditare l’immagine di una Chiesa in movimento, aperta sui temi impropriamente definiti come “eticamente sensibili” (e che faremmo meglio ad identificare con la definizione di diritti civili). Ma è davvero così? Siamo di fronte a una vera rivoluzione? A noi pare, francamente, di no. Il tono meno “aggressivo” utilizzato da Bergoglio rispetto al suo predecessore non contiene in realtà modifiche di rilievo sul piano della dottrina e della postura “politica” delle gerarchie cattoliche. Segnaliamo la seguente domanda/risposta sul tema delle unioni civili: “Molti Paesi regolano le unioni civili. È una strada che la Chiesa può comprendere? Ma fino a che punto? Il matrimonio è fra un uomo e una donna. Gli Stati laici vogliono giustificare le unioni civili per regolare diverse situazioni di convivenza, spinti dall’esigenza di regolare aspetti economici fra le persone, come ad esempio assicurare l’assistenza sanitaria. Si tratta di patti di convivenza di varia natura, di cui non saprei elencare le diverse forme. Bisogna vedere i diversi casi e valutarli nella loro varietà».
E’ evidente, dalla risposta, che la posizione della Chiesa cattolica rimane contraria al riconoscimento del matrimonio per le coppie omosessuali e lesbiche. Non solo, ma viene attribuita agli Stati laici l’intenzione di “giustificare” le “unioni civili” solo come forma di convivenza “regolata” (per rispondere ad aspetti economici e di assistenza). Non è così e lo sappiamo bene. Le battaglie laiche, vincenti in molti Paesi, tendono all’abolizione di ogni forma di discriminazione legata all’orientamento sessuale e alla identità di genere. E individuano nel matrimonio egualitario, “per tutti”, una tappa decisiva. Così come nel riconoscimento della omogenitorialità e della possibilità di adozione per le coppie omosessuali e lesbiche. Non si tratta dunque di aspetti formali da regolare, per normare meglio forme di convivenza. Ma si tratta di riconoscere uguali diritti. In una ottica di libertà.

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